Ratzinger e i casalesi: abortiamo subito ogni "leggenda nera"
"Non pensiate che il Ratzinger abbia taciuto per strafottenza o per pavidità. Se a Pompei non ha detto neanche una parola sulla camorra, se non ha fatto neanche un lontano cenno a stragi di senegalesi e incendi di campi rom, è stato solo per evitare ritorsioni al suo gregge. Anche soltanto una parola sarebbe stata inutile e forse controproducente, chessò, i camorristi avrebbero preso di mira le cassette delle offerte, o avrebbero preteso dai preti il pizzo sulle messe cantate, o peggio.
Il Ratzinger ha scelto la prudenza. Con intima sofferenza, probabilmente.
Come Pacelli coi nazisti, insomma. Sputato, direi.
Vedrete che, quando si tratterà di farlo santo, non mancheranno prove in suo favore: nel cassetto aveva una enciclica contro i casalesi, mai pubblicata per ragioni di superiore opportunità."
1 commento:
Don Antonio Palmese, un prete come lei impegnato nella trincea culturale e pastorale dell' antimafia, si riconosce nella scelta di Papa Ratzinger?
«Questo silenzio sulla camorra, in un momento di massima esposizione mediatica, io lo colgo come carezza e balsamo. Carezza perché è quel sostegno che si fa percepire al di là della parola. E balsamo: perché la Parola che Ratzinger ci ha consegnato, "non stancatevi di lavorare con passione in questa terra", è uno sprone a fare che va al di là della denuncia, cioè verso la giustizia. Che coincide, per noi, con il regno di Dio».
© Copyright "La Repubblica" (Napoli), 20 ottobre 2008
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