Sive: Vox clamantis in deserto
Il rabbino capo ashkenazita di Haifa Shear Yshuv Cohen, invitato al Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio al fine di dilettare l'eletto uditorio con una lectio magistralis intorno ai legami d'amore che vincolano ogni pio ebreo ai rotoli delle Sacre Scritture, ha ritenuto opportuno esternare ai Padri sinodali le sue lamentazioni sui pericoli derivanti dell'antisemitismo.
Nell'allocuzione tenuta nel pomeriggio del 6 ottobre 2008 all'assemblea di vescovi e cardinali provenienti da tutto l'Ecumene (che probabilmente il rabbino avrà giudicato erroneamente essere una sessione a camere riunite dei deputati e senatori dello Stato del Vaticano), il rabbino ashkenazita ha ricordato il dovere d'ogni civile consesso umano nel deprecare i costanti attacchi alla sopravvivenza dello Stato di Israele, solleticando in tal modo il senso di colpa nei cristianissimi uditori:
«Noi ebrei non possiamo dimenticare il triste e doloroso fatto di come molti, inclusi grandi capi religiosi, non levarono una voce nello sforzo di salvare i nostri fratelli, ma scelsero di rimanere in silenzio e di aiutarli in segreto».
Uscito poi dal sacro recinto sinodale il rabbino Cohen non ha avuto più remore -davanti ai microfoni dei giornalisti- a disvelare che l'oggetto "principe" della sua lamentazione in seno all'episcopato era la figura del "servo di Dio" papa Pio XII.
«Siamo contrari alla beatificazione Pio XII» ha dichiarato il rabbino capo di Haifa. Quanto di più opportuno da parte ebraica che solennizzare il cinquantenario della morte del Pastor Angelicus con le dichiarazioni di uno dei rabbini più importanti dello Stato d'Israele:
«Crediamo che non dovrebbe essere beatificato o preso come modello chi non ha levato la sua voce, anche se ha cercato segretamente di aiutarci; resta il fatto che non ha parlato, forse perché aveva paura o per altri motivi suoi, e questo noi non possiamo dimenticarlo».
Dobbiamo ritenere che anche il sedici volte Benedetto Ratzinger "non ha dimenticato" se, proprio due giorni dopo le esternazioni del rabbino Cohen, nell'omelia pronunziata nella Basilica Vaticana durante la messa in commemorazione dei cinquantesimo della morte del "servo di Dio" Eugenio Pacelli, tra le miriadi di attestazioni di gratitudine a Pio XII provenienti dal mondo ebraico ( sia da parte di singoli individui, sia da parte di associazioni ed istituzioni), Benedetto XVI ha scelta di citarne volutamente una sola, e cioè: quella che proprio cinquant'anni prima era stata la dichiarazione ufficiale dello Stato Ebraico in morte di Pio XII per tramite del «Ministro degli Esteri d’Israele Golda Meir, che così scrisse: "Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo, durante i dieci anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è levata a favore delle vittime", concludendo con commozione: "Noi piangiamo la perdita di un grande servitore della pace".»
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