domenica, aprile 02, 2006

vite Parallele /6 [secondo quadro]

Nel 1978, l'eccesso di buona salute del neoeletto cinquantottenne Papa Giovanni Paolo II, se dal principiò suscito il sollievo per l'impossibilità del verificarsi di un'altro conclave a breve scadenza, ben presto cominciò a creare perplessità e polemiche. Karol Wojtyla non era un papa che, a differenza dei suoi augusti predecessori, stesse in Vaticano ad attendere i pellegrini; che disdetta per chi veniva a Roma per "vedere il papa" mentre lui invece stava settimane intere a zonzo per l'Asia, per Africa e per America!
Woityla "amava" viaggiare e molti si cominciavano a chiedere se fossero davvero utili e quanto costassero questi continui viaggi intorno al mondo. Giovanni Paolo II, inoltre, dismessi gli abiti pontificali, si prendeva le ferie per andare a farsi "la settimana bianca"! Quando poi i dipendenti vaticani, per ripicca per non aver ottenuto un'aumento di salario, rivelarono che il papa aveva dato ordine di costruire due piscine: una in Vaticano e l'altra a Castel Gandolfo, lo sconcerto fu irrefrenabile. I monsignori di Curia fecero presente al pontefice che l'idea del papa in costume da bagno che sui bordi di una piscina si abbronzava all'ombra del cupolone avrebbe scandalizzato i fedeli cattolici. I fedeli non avrebbero apprezzato che il papa spendesse soldi per dei lussi mentre al mondo tanti poveri muoiono di fame.
Giovanni Paolo II rispose: "Costa più una piscina o un conclave?" Volendo intendere che l'esercizio sportivo era finalizzato a mantenerlo in buona salute.

L'attentato del 13 maggio 1981 segnò solo una parentesi nella frenetica attività di Giovanni Paolo II che continuò come prima a visitare le parrocchie romane, vaggiare per tutta Italia e all'estero, oltre ai suoi quotidiani incontri con i rersponsabili della Curia Romana.
Giovanni Paolo II si svegliava tutte le mattine alle 5:30, dopo essersi vestito si recava in cappella dove inginocchiato -o sdraiato- in adorazione davanti al Santissimo Sacramento trascorreva due ore circa poi alle 7:30 celebrava la messa cui seguiva un'altra ora di ringraziamento. Alle 8:30 faceva colazione, dava udienza oppure leggeva o scriveva. Spesso per avere maggior concentrazione scriveva in cappella davanti al tabernacolo. Cercava ogni momento libero per pregare, ogni tempo morto, era occupato dalla recita del Rosario. Anche quando con l'avanzare della vecchiaia dovette diminuire gli impegni, e prendersi più ore di riposo, i lunghi appuntamenti con la preghiera rimasero invariati.

L'interesse per la salute del papa si riaccese quando in una domenica del luglio 1992 affacciandosi per l'Angelus rivelò ai fedeli raccolti in piazza S.Pietro che il giorno dopo si sarebbe recato al Policlinico Gemelli per accetamenti. Il papa era affetto da un tumore risultato benigno e che fu asportato con successo. Ma per il fatto che diversamente dall'81 il cardinale Casaroli non avesse chiesto il parere dei luminari inernazionali, si diffudero allarmistiche voci di un papa affetto da oscure malattie e con un piede nella fossa.
Tra gli esperti di "cose vaticane" si aprì il preconclave: un "preconclave" durato ben tredici anni!
Nel 1993 a causa di una caduta si slogò una spalla.
Il vaticanista Giancarlo Zizzola pubblicò quell'anno una storia dei conclavi ipotizzando il prossimo per il 1994.

Nell'aprile 1994 Giovanni Paolo II scivolò nella vasca da bagno fratturandosi il femore: non potè più sciare. Fu ricoverato al Gemelli dove gli venne impiantata una protesi, ma l'operazione non riuscì perfettamente causandogli un'artrite acuta al ginocchio destro, dolori per i quali da quel momento Giovanni Paolo II dovette camminare appoggiandosi ad un bastone. Durante quel ricovero gli venne per la prima volta diagnosticato il morbo di Parkinson che cominciava allora a fargli tremare la mano sinistra.
Sempre Zizzola diede alle stampe "Il Successore": un giudizio "complessivo" del pontificato wojtyliano e una serie di ritratti di papabili; il sesto concistoro del giugno 1994, infatti, fu considerato l'ultima infornata di cardinali di giovanni Paolo II.
Nel 1995 il giornalista Peter Hebletewein diede alle stampe il libro inchiesta "The next Pope" morendo poco dopo mentre Karol Woityla continuerà a regnare per altri dieci anni per celebrare le esequie di molti suoi preconizzati successori.

Nel 1996 Giovanni Paolo II dovrà nuovamente ricoverarsi perchè colpito da dolori intestinali; sarà anche l'anno della publicazione della Costituzione Apostolica "Universi Dominici Gregis" per la regolazione del futuro conclave: in quel documento per la prima volta viene detto espressamente che la Sede Vacante oltre che per la morte del papa può avvenire in seguito a delle dimissioni, ma ormai l'opinione pubblica si è abituata all'idea di avere a che fare con un papa anziano e tutto l'interesse mediatico si spostò sui preparativi del grande Giubileo dell'anno 2000.

Nel gennaio 2001, pochi giorni dopo la chiusura della porta santa, a causa delle dichiarazioni dell'arcivescovo di Magonza secondo il quale anche se il papa pensasse a dimettersi la Curia certamente lo dissuaderebbe, si riaprì fragorosamente la disquisizione sull'opportunità delle dimissioni papali.
Il papa infatti negli ultimi anni si era molto imgobbito, era aumentata la difficoltà a camminare e dall'anno 2000 nelle occasioni pubbliche per gli spostamenti utilizza una pedana mobile, la voce una volta tuonante diventa flebile e le parole cominciano ad essere biascicate. Fa ormai solo pochi passi e comincia a celebrare la messa seduto. Nonostante che Giovanni Paolo II ripetesse spesso che il suo destino era solo nelle mani di Dio e che Dio solo poteva togliergli il peso del pontificato, molti davano per certo che, per sfuggire alla Curia che lo costringeva a non dimettersi, papa Wojtyla avrebbe sfruttato il suo viaggio in Polonia del 2002 per abdicare e chiudersi in un convento a godersi il meritato riposo.

La visita al Parlamento italiano del 14 novembre 2002 è l'ultima volta in cui il papa seppur a fatica camina da solo appoggiandosi al bastone. Da quel momento apparirà in pubblico sempre seduto su una poltrona a rotelle.
Nel 2003, venticinquesimo di pontificato, non ha più la forza di leggere un discorso intero e diviene usuale che monsignor Leonardo Sandri Sostituto della Segreteria di Stato, comparisse in piedi accanto al pontefice facendosi sua portavoce. Nel discorso del 16 ottobe 2003 il papa tenne personalmente a spiegare la motivazione spirituale per cui continuava nella sua missione: "Oggi, cari Fratelli e Sorelle, mi è gradito condividere con voi un’esperienza che si prolunga ormai da un quarto di secolo. Ogni giorno si svolge all’interno del mio cuore lo stesso dialogo tra Gesù e Pietro. Nello spirito, fisso lo sguardo benevolo di Cristo risorto. Egli, pur consapevole della mia umana fragilità, mi incoraggia a rispondere con fiducia" . Implicitamente così Giovanni Paolo II dichiarava che non si sarebbe mai dimesso.

Pur nelle difficoltà fisiologiche e logistiche Giovanni Paolo II continuò a viaggiare: nel Maggio 2003 in Spagna, a giugno festeggiò il suo centesimo viaggio internazionale in Croazia ed Erzegovina. In Settembe si recò in Slovenia e ad ottobre al santuario della Madonna di Pompei. Nel 2004 : in Svizzera a Giugno, a Lourdes in Agosto e a Loreto in Settembe. Giovanni Paolo II appare ormai spossato ma contro ogni pessimistica previsione nel Natale 2004 riesce a legere da solo tutto il discorso "Urbi et Orbi" e a fare gli auguri in 66 lingue: le stesse degli anni precedenti. Ma a fine gennaio la situazione precipita rapidamente.
A tarda sera del primo febbaio 2005 viene ricoverato urgentemente al Gemelli per difficoltà respiratorie,; i medici propongono una tracheotomia pochè la posizione del collo cascante verso il petto tende a schiacciare i muscoli della laringe; ma essendoci il pericolo che il papa non possa più parlare Giovanni Paolo II temporeggia. Essendosi placata la febbe e rientrato il problema respiratorio il papa vuole tonare in Vaticano e i medici lo accontentano il 10.
Il 13 muore suor Lucia di Fatima.
Il 24 improvvisamente un nuovo ricovero: ormai la tracheotomia risulta indispensabile.


Il pericolo che il papa rimanga muto sembra scongiurato quando affacciandosi domenica 13 marzo dalle finestre del Gemelli pronuncia un breve, biascicato, saluto; la sera stessa tornerà in Vaticano per la Settimana Santa i cui Riti i medici gli impediscono prudentemente di presiedere.
Affaccandosi dalla finestra del suo studio, impugnando una palma benedetta, la Domenica delle Palme dà la sua muta benedizione alla folla di giovani presenti in piazza. La percezione che le forze di Giovanni Paolo II stanno venendo meno è sconvolgentemente chiara.
Avrebbe voluto essere presente alla Via Crucis al Colosseo ma dovette accontentarsi di seguirla dall sua cappella privata: stava seduto davanti all'altare nella sua cappella privata, seguiva la celebrazione su uno schermo televisivo e pregava. Alla stazione quattordicesima, prese nelle mani il Crocifisso e lo strinse a se.

Il giorno di Pasqua per la benedizione "Urbi et Orbi", dopo che il cardinal Sodano dal sagrato di S.Pietro ha letto il discorso papale, quando a mezzogiorno apparve dalla finestra per impartire la benedizione, a motivo della commozione e della sofferenza non riuscì a pronunciare le parole, fece soltanto il segno di Croce con la mano e con un gesto rispose ai saluti dei fedeli.
Ha rivelato il suo segretario Stanislaw Dziwisz che il Santo Padre fu profondamente scosso da questo evento. Dopo essersi allontanato dalla finestra disse: «Sarebbe forse meglio che muoia, se non posso compiere la missione affidatami», e subito aggiunse: «Sia fatta la Tua volontà... Totus tuus».

Mercoledì 30 il papa è ormai molto debole e non riesce ad alimentarsi da solo, viene perciò alimentato artificialmente; un sondino che dal naso passando per la laringe arriva allo stomaco si agginge, così, al tubicino nella trachea che gli consente di respirare.
Giovedì 31 mentre celebra la messa è assalito da fremiti convulsi: la febbe si è improvvisamente alzata: febbre alta causata da un'infezione dell'apparato urinario che da, così, inizio all'agonia che durerà due giorni.
Giovanni Paolo II riceve l'Unzione degli Infermi.
Nel primo pomeriggio del 2 aprile le suore polacche che lo assistono lo sentono nella sua lingua materna implorare: "Lasciatemi andare alla casa del Padre".

Appresa la norizia della morte il sindaco di Cracovia e il cardinale arcivescovo Franciszek Macharski chiesero la sepoltura in patria appoggiandosi alla volontà in tal senso espressa da Giovanni Paolo II prima del crollo del Comunismo (per continuare ad essere una spina nel fianco dell'URSS anche da morto).

Ma anche se i cardinali avrebbero deciso -com'era naturale - per la sepoltura in Vaticano si chiedeva che almeno il cuore di Karol Wojtyla, come era avvenuto per molti illustri polacchi del passato, venisse portato a Cracovia.
La congregazione cardinalizia ignorò la richiesta.

[ps: Questo post va letto come "pandant" del post precedente]

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