Nel cuore di Roma, tra il Campidoglio e il teatro Marcello, si conserva un prezioso quanto sconosciuto scrigno d'arte e di fede: il monastero di Tor de' Specchi fondato da Santa Francesca Romana.
Solo nel mese di Marzo, il giorno 9 (memoria liturgica di santa Francesca) e nelle tre domeniche a seguire, le monache figlie spirituali della Santa "Romana" per antonomasia consentono la visita al complesso che comprende una parte antica in cui la santa visse e poi una parte cinque-seicentesca.
Volendo invogliare stimate persone ad ammirare il quattrocentesco ciclo di affreschi di Antoniazzo Romano, domenica 11 mi sono recato a Tor de Specchi per acquistare una cartolina che facesse nascere nel destinatario il languore e il desiderio di poter visitare, se non questo almeno il prossimo anno, un luogo assolutamente unico in Roma.
Quale angustia mi colse scoprendo che la parte antica è ancora chiusa per restauri che si prevede (e si auspica) si concludano entro il 2008: quanto centenario della canonizzazione di Francesca Romana.
Così angustiato, essendo domenica, ho deciso di recarmi in Trastevere a soddisfare il precetto domenicale facendo il (per me solito) percorso da Santa Maria in Portico scendendo dietro Sant'Angelo in Pescheria e sbucando proprio sotto il Portico d'Ottavia per vedere se caso mai la pasticceria ebraica non fosse aperta.
Mi imbatto così in un trentenne dalla sciolta parlantina che si è fermato per decantare le vestigia del portico augusteo ad un nutrito gruppo di persone sulla cinquanta-sessantina.
Poiché c'è sempre da imparare, mi fermo un poco ad ascoltare la guida che cerca di far immaginare l'aspetto del complesso monumentale voluto da Augusto in memoria della sorella Ottavia, la sua interdipendenza con l'attiguo teatro dedicato alla memoria del nipote Marcello, la riutilizzazione medievale quale chiesa detta "in pescheria" perché fino all'unità d'Italia e alla conseguente bonifica del Ghetto (e la costruzione dei muraglioni che ha stravolto il rapporto col fiume) era quello il mercato del pesce dell'Urbe. Segue racconto di aneddoti come quello della norma che prevedeva che ai "Conservatori", corrispondenti in certo qual modo ai moderni Assessori, spettasse la testa e la coda di tutti i pesci superiori ai dodici centimetri di lunghezza. E non posso fare a meno di notare che sul tema della lunghezza dei pesci si dilunghi con mal celato compiacimento.
Indica poi, accanto alla chiesa di Sant'Angelo d'origine medievale, l'oratorio settecentesco dedicato a Sant'Andrea Apostolo ed alla domanda se l'oratorio sia ancora aperto al culto, risponde di si e nessuno potrà contraddirlo perché se invece il giro turistico si fosse svolto non in un giorno feriale sarebbe stato evidente invece che si trattava ormai di una cappella sconsacrata di proprietà dei Limentani che vi espongono i cristalli, le porcellane e gli argenti delle liste di nozze.
Oltre alle prediche coatte cui in epoca papalina gli ebrei erano costretti a partecipare in Sant'Angelo in Pescheria come nelle altre chiese dell'antico rione, l'altro aneddoto "folcloristico" sul Postico d'Ottavia riguarda il grande arcone in mattoni edificato nel basso medioevo, probabilmente per sopperire a problemi di staticità del pronao marmoreo d'epoca romana.
Si possono ancora notare tracce di affreschi medievali e vi si trovava anche un affresco della Madonna con Bambino poi staccato e portato in seguito ad un miracolo nella chiesa di Santa Maria del Pianto appositamente edificata nella vicina "Piazza delle Cinque Scole".
Era il 10 gennaio 1546 quando due litiganti armati di coltelli s'affrontarono proprio davanti al Portico d’Ottavia. Uno dei due aveva alzato il coltello per ferire l’altro, quando quest’ultimo lo aveva supplicato di fermarsi, in nome di Dio e della Vergine li presente in effige, l’uomo che stava per colpire, vista l’immagine di Maria si placò, ripose il coltello, aiutò il rivale ad alzarsi e gli porse la mano in segno di riconciliazione. Ma l’altro, incurante della sua volontà di pace, e dello sguardo della Vergine Maria da lui stesso invocata, estrasse il proprio coltello e glielo conficcò nel petto.
Dinnanzi a tanta viltà, l’immagine dipinta della Madonna fu vista spargere lacrime. La notizia del prodigioso pianto della "Madonnella" del Portico d’Ottavia si propagò rapidamente per tutta Roma, e diede vita a grande devozione popolare e conseguentemente diede l'impulso alla costruzione della vicina Chiesa il cui nome ancor oggi evoca il prodigio.
Confesso che la nuova del miracolo non mi era sconosciuta ma d'essere stato fino a quel momento ignaro della minuta cronaca del prodigio mariano e mi stavo rallegrando di ciò in cuor mio ma subitaneamente il gaudio si mutò in angustia quando la guida per concludere "l'istorico ragguaglio" non trovò di meglio della frase:
"Sempre per stare in tema di idolatria cattolica".
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