lunedì, marzo 05, 2007

Pacco, contropacco e contropaccotto /7

Ovvero: Autocefalia canaglia



Intervistato da AsiaNews il metropolita russo ortodosso di Vienna ed Austria Sua Eccellenza Hilarion Alfeyev( nonchè rappresentante del patriarcato di Mosca presso l'Unione Europea) ha dichiarato che il patriarcato moscovita non gradirebbe affatto la sinfonica partecipazione del Sommo Pontefice e del Patriarca Ecumenico al simposio teologico cattolico-ortodosso fissato a Ravenna nell'ottobre 2007.


"Lei sarà il massimo esponente della Chiesa russo-ortodossa a Ravenna, dove si è parlato di un comune intervento del Papa e del Patriarca ecumenico.

È vero, c’è la possibilità che Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli, e Benedetto XVI vadano insieme a questo appuntamento. Ma io penso che sia improbabile che il Papa vada a Ravenna, perché questo creerebbe più difficoltà che benefici.
Gli altri membri della Commissione sentirebbero di lavorare con un’eccessiva pressione alla presenza di entrambi; la compresenza del Papa e di Bartolomeo I, senza quella di altri patriarchi creerebbe l’errata impressione che i due siano i capi delle due Chiese. Mentre la struttura della Chiesa ortodossa è differente da quella della chiesa cattolica: essa è fatta di chiese autocefale ognuna guidata da un primate e tutti sono uguali, c’è un certo ordine di importanza, ma nessuno è subordinato agi altri.
Noi rispettiamo la supremazia di Bartolomeo I, come Patriarca ecumenico, coordinatore delle varie chiese, ma non vi è una supremazia giurisdizionale o amministrativa. Se c’è un incontro tra i due va letto come l’incontro tra la guida della Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli. Ma non quello tra i leader della Chiesa cattolica e ortodossa."



La precedente sessione della Commissione mista cattolico-ortodossa per il dialogo teologico s’è infatti chiusa a Belgrado il 24 settembre 2006 con le vibrate proteste proprio di Hilarion, quale rappresentante del Patriarcato ortodosso "di tutte le Russie", trovatosi in minoranza rispetto all'opinione degli altri teologi ortodossi proprio sul ruolo del Trono Ecumenico.

Il tema dibattuto era storico-ecclesiologico: partendo dall'analisi di come venga convocato un "Concilio Ecumenico" si traevano le conseguenze di cosa volesse significare concretamente per una Chiesa l'essere o non essere in "comunione" con un'altra Chiesa partendo dal secondo concilio di Nicea del 787, il settimo ecumenico ( nonchè l'ultimo riconosciuto come ecumenico dagli ortodossi!) le cui decisioni furono approvate dal patriarca di Costantinopoli e dai legati papali (nonchè dai legati degli altri patriarchi ormai sotto dominio mussulmano.

Or bene: se è certo che il concilio iconodulo fu l'ultimo universalmente "Ecumenico" esso non fu certo l'ultimo concilio! Dopo lo scisma del 1054 tra i vescovi di Roma e di Costantinopoli, sia il Pontefice romano sia il Patriarca costantinopolitano continuarono a convocare concilii se non più "ecumenici" almeno "generali" per discutere e risolvere controversie ecclesiali. Concilii a cui partecipavano i gerarchi e i teologi di quelle Chiese locali che si consideravano in comunione con l'una o con l'altra Chiesa. Roma e Costantinopoli perciò sarebbero da considerare nei fatti, prescindendo da qualunque potere di infallibilità, i centri "di gravità permanente" rispettivamente di tutte le Chiese di rito latino e di tutte le Chiese di rito bizantino.

E' evidente che, come anche il patriarcato di Mosca deve ammettere, se nel 1054 Roma e Costantinopoli ruppero la comunione tra loro e pertanto tra cristianità occidentale e cristianità orientale, è quindi dovere proprio del Vaticano e del Fanar di ristabilire l’unità!
La dichiarazione teologica proposta a Belgrado sul ruolo del Trono ecumenico quale unico possibile presidente di un eventuale concilio pan-ortodosso doveva quindi essere proprio la pezza d'appoggio su cui istituzionalizzare il ruolo del Fanar quale supremo referente del Vaticano nel dialogo con la giuridicamente frantumata ortodossia bizantina.

Quando si è tratta di votare l'articolo che definiva il ruolo del Trono Ecumenico all'intero dell'Ortodossia bizantina i delegati di Mosca si sono trovati da soli ad esprimere voto contrario: 2 voti contro 30!
Hilarion ha lamentando che la commissione teologica non teneva affatto conto delle reali proporzioni delle singole Chiese autocefale e che non era accettabile che venisse approvata una decisione a cui erano invece contrari i rappresentanti della Chiesa che da sola rappresenta il 70% dei cristiani ortodossi.

Sua Eccellenza Hilarion aveva dichiarato ai tempi della visita di Benedetto XVI al Fanar, e cioè due mesi dopo l'incontro teologico di Belgrado, che:"La Chiesa ortodossa non ha un unico Primate. Essa consiste di 15 Chiese autocefale, ciascuna diretta da un proprio Patriarca, Arcivescovo o Metropolita.

In questa famiglia di Chiese, il Patriarca di Costantinopoli è “primus inter pares”, ma il suo primato è di natura onorifica, non giurisdizionale, in quanto egli non ha autorità ecclesiale sulle altre Chiese. Pertanto, quando talvolta viene presentato come “capo” della Chiesa ortodossa nel mondo, si tratta di un’immagine fuorviante. Altrettanto fuorviante è considerare il suo incontro con il Papa di Roma come un incontro tra i due vertici della Chiesa ortodossa e della Chiesa cattolica.

Storicamente, fino allo scisma del 1054, il Vescovo di Roma godeva di una posizione di preminenza tra i vertici delle Chiese cristiane. I canoni della Chiesa orientale – in particolare il famoso 28° canone del Concilio di Calcedonia – assegnano il secondo posto e non il primo al Patriarca di Costantinopoli.

Inoltre, il contesto in cui questo secondo posto è stato concesso al Patriarca di Costantinopoli era di natura puramente politica: quando Costantinopoli divenne la “seconda Roma”, capitale dell’Impero bizantino, si decise che il Vescovo di Costantinopoli dovesse occupare il secondo posto dopo quello del Vescovo di Roma.

Dopo la rottura della comunione tra Roma e Costantinopoli, il primato nella famiglia ortodossa orientale si è trasferito sul “secondo in lista”, ovvero il Patriarca di Costantinopoli. Fu pertanto attraverso un evento storico che egli divenne “primus inter pares” per la parte orientale del mondo cristiano.

Personalmente ritengo che, affianco ai rapporti con il Patriarcato di Costantinopoli, sia egualmente importante che la Chiesa cattolica romana rafforzi le relazioni bilaterali con le altre Chiese ortodosse, e in particolare con la Chiesa ortodossa russa. Quest’ultima è la seconda Chiesa cristiana più grande al mondo, i cui fedeli assommano a circa 160 milioni di persone."


Traducendo: il Patriarcato di Mosca reputa di essere il vero, unico e legittimo rappresentante dell'ortodossia bizantina, con i suoi 160 milioni di cittadini russi, cioè il 70%di tutti gli ortodossi, di contro alle poche decine di greco-ortodossi che abitano ad Istanbul.

E', ahi noi, una vecchia storia che risale al XVI secolo quando, dopo la conquista ottomana di Costantinopoli "La nuova Roma", il principe moscovita si definì l'erede dell'impero bizantino-ortodosso proclamando Mosca quale "Terza Roma" e pretendendo per la Chiesa di "Tutte le Russie" l'autonomia totale dal Patriarca di Costantinopoli (ormai divenuto un suddito degli infedeli) e per il vescovo di Mosca lo status di patriarca nonchè il titolo di "Sua Santità".

Già dall'epoca del Concilio Vaticano II l'antico attrito fra Costantinopoli e Mosca per il "primato" sugli ortodossi si è spostato in campo ecumenico, divenuto un vero campo minato per la Chiesa Cattolica dopo il crollo del comunismo sovietico.
Molti e poco edificanti "fioretti" antichi e recenti si potrebbero citare in tal proposito!
Ma ciò che a me stupisce particolarmente è la totale disinvoltura con cui il Patriarcato di Mosca dichiari "contingente" la funzione primaziale del Trono ecumenico mentre quando i greco-cattolici ucraini hanno tentato di costituire una propria struttura patriarcale questa è stata considerata un attacco alla Chiesa di Mosca che oltre mille anni or sono ebbe origine nell'attuale Ucraina.

Vorrei sapere in base a quale assunto teologicamente fondato si basa il principio che la "contingenza storica" và applicato solo quando conviene!

Nessun commento: