sabato, marzo 10, 2007

Economia della Salvezza


(dall'Enciclopedia di Giacomo B. Contri)

PENSIERO

"C’era una volta il “docetismo” (da dokéin-sembrare), ma nessuno sa più che cosa era, soprattutto è: oggi, secolarizzato, si chiama Psicologia (docetismo sull’uomo), Riforma della scuola e altro.

Ai vecchi tempi si chiamava così quella teoria nonché eresia secondo cui l’incarnazione era il look umano di Dio, un trucco divino.
Dio si sarebbe messa su una sembianza umana (tecnologia?, illusionismo da Mandrake?) Perché?
Perché con questo audiovisivo divino voleva compiere un atto pedagogico verso quei bestioni o bestiole dal pensiero debile che noi saremmo, per farci entrare in testa qualcosa, neanche tanto, qualcosina.
Filosofeggiando, si suddivide Cristo tra l’apparenza (uomo) e l’essenza (Dio). Teatro, e buffonesco.

Dunque l’incarnazione fasulla di un Dio cui non sta affatto bene farsi uomo, anzi non ci… pensa neanche. Ma fa questa mascherata pedagogica perché, si sa, Dio è tanto buono buono buono buono buono buono buono… Notare la serie: dopo un po’ non significa più niente, resta la sola sequenza alfabetica: b/u/o/n/o.

Non gli sta bene, ma una finzione pedagogica, why not? Ecco un Dio trasformato in Ministro Pubblica Istruzione e Psicologia in aeternum.

Non erano stupidi quei docetisti, ben pensata! In questo modo potevano anche fare finta crederci, sapienti “gnostici” che “sanno” come funziona la baracca.
Però non erano neanche stupidi quei cristiani che hanno mangiato la foglia ma non l’hanno bevuta. Per essere ortodossi a basta non essere stupidi. Ma oggi nessuno si accorge più di niente.

Nella pensata i bersagli sono due pensanti.
Il primo siamo noi, ognuno di noi, da istruire un ma non tanto eh!, che faccia il bravo. L’altro – ma l’accento è sulla simultaneità: colpire lì è colpire là – è Cristo stesso. Se è tutto un trucco, un dispositivo pedagogico, allora Cristo è un debile celestiale, non pensa, è materiale didattico, oggi al computer.

Cogliere il pensiero di Cristo non è difficile, basta cominciare a raccoglierli, al plurale, i pensieri, uno dopo l’altro. La lista è notevolissima, provare per… credere. Essi, al plurale, dicono che è davvero un pensiero, uno, consistente, coerente, inventivo, propositivo, efficace, critico, incoraggiante il pensiero stanco.

Che pensa bene, pensa giusto, ha ragione.

Ho già fatto notare quando Pietro gli dice “Tu solo hai parole di vita eterna” gli dice: “Hai ragione tu”.
A volte “fede e ragione” si ragiona da docetisti perché: da una parte si mette Cristo come il materiale obelisco della fede, dall’altra la ragione come le pezze che ci mettiamo noi – pescandole dai agli esistenzialisti - per dare ragione di tale fede. Ma in questo modo annulliamo il pensare personale di Cristo come il sigillo dell’incarnazione (il noùs Kristoù di S. Paolo): ai docetisti faceva problema che Cristo fosse anatomo-fisiologicamente a posto, purché non pensasse.
La ragione – da finanziare, certo, come ogni investimento: è la “grazia” - sta nella facoltà di dire ragione”. Uno razionale come lui io non l’ ho mai incontrato.
Due esempi di quel pensiero e della sua razionalità.
Il primo l’ho già dato. “Se la pianta di non fa fichi che sia tagliata”, ossia che venga trasformata in un’altra cosa o res o ente o (legna da ardere). Con questa frase Cristo si contrappone all’ontologia greca. Questa avrebbe detto: “Una pianta di fichi è sempre e comunque una pianta di fichi”. Cristo replica: “Una pianta di lo è se e solo se mi dà soddisfazione, ossia se fa frutto”. Seguono i discorsi economici di Gesù. Il secondo alla prossima volta.

Cristo dice: «A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha». Ancora economia, pensiero economico. Anche questa è una di quelle frasi portano la spada. Se uno fosse contro, capirei se lo volesse crocifiggere."

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