martedì, maggio 12, 2009

Per la visita di Benedetto XVI alle autorità politiche e rabbiniche dello Stato d'Israele


I CANTI DELLE DONNE BIBLICHE E IL MAGNIFICAT

I canti delle donne bibliche sono per lo più canti di vittoria. Vanno definiti -con un termine forse un po' troppo moderno- "nazionali", oppure "religiosi"?
E' difficile fare un taglio netto, per le ragioni a cui ebbi ad accennare altrove, cioè: nell'Antico Oriente le vittoria dei popoli sono opera della divinità, mentre le sconfitte vanno considerate per i pagani un segno di debolezza del dio; per Israele le sconfitte sono segno dell'assenza di Dio a causa dei peccati, dell'infedeltà del popolo.

Le sconfitte degli Egizi, all'atto dell'esodo, vanno considerate interamente opera di Dio ed è così che Mosè e i figli d'Israele prima, e Miriam la profetessa, poi, intonano l'epinicio il cui "leitmotiv" è nella bocca di Miriam e delle donne "Cantate al Signore, perché ha compiuto opere superbe: cavallo e cavaliere egli gettò nel mare"; Mosè e gli uomini rispondono: "Voglio cantare al Signore".
L'iniziativa di intonare il canto è presa da Miriam e dalle sue compagne. Immensa è la gioia per avere il Signore "distrutti" gli avversari, per avere la Sua ira divorato i nemici come "paglia".
Secondo i dottori postbiblici, il Signore all'udire i canti si rattrista e dice: Come, le opere delle mie mani (gli Egizii) affondano nel mare e voi intonate un canto?... .

La profetessa Debora, "giudice" in Israele esorta il condottiero, Barac ad attaccare il nemico. Questi pone una condizione: "Se tu vieni con me, andrò; ma se tu non vieni con me, io non andrò" (Gdc 4,8). Debora acconsente. Il condottiero nemico, Siserà, marcia a capo delle truppe. La vittoria di Israele è decisiva.
Siserà, fuggiasco, viene accolto da Giaele, moglie di un guerriero kenita. Ella accoglie l'infelice; lo assicura della sua protezione, gli offre del latte da bere e lo copre. Egli si addormenta.
Per tema, si comprende, che il nemico vinto potesse destarsi, la donna, preso un piolo da tenda e dato di mano a un martello, gli conficcò il piolo nella tempia...
Per celebrare "le gesta del Signore", Debora intona un canto il cui "leitmotiv" è: "Benedite il Signore!". Non solo le varie tribù d'Israele, ma anche "i cieli" presero parte alla battaglia. Dall'alto dei cieli "le stelle", uscite dalle orbite loro combattono contro Siserà, il condottiero canaaneo.
Debora esalta l'atto compiuto da Giaele. Si descrive l'angoscia della madre dell'ucciso, la madre che invano attende il ritorno del figlio sventurato. "Così - è la fine del canto - possano perire tutti i tuoi nemici, o Signore, mentre quelli che amano il Signore siano come il sole, quando risplende in tutta la sua potenza".

Quanto lontani siamo dall'insegnamento: "Ma io vi dico amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano".



[Eugenio Israel Zolli; "Da Eva a Maria"; 1954]

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