Ovvero: la "Preghiera" del sempre "orrido" Camillo Langone in suffragio dell'anima di Don Gianni Baget Bozzo
"Don Gianni, prego perché tu possa riposare in quella pace che non era nella tua natura.
Eri militante, malizioso, ambiguo, farfugliante nell’orale e poco comprensibile anche nello scritto.
Diventavi più preciso solo quando parlavi di malvagità dell’uomo. Indicavi il suo esatto domicilio: l’anima.
Peccato che i tuoi libri fossero sconosciuti al grande pubblico, che ignora quanto i veri pericoli provengano dallo spirituale, non dal carnale. Apro “Profezia” e leggo: “La prima traccia certa dell’infinità della sostanza dell’anima sul corpo è che essa può odiare senza limiti.” In pratica dicevi che l’anima è insaziabile e quindi potenzialmente molto più cattiva e pericolosa del corpo, che non è poi così difficile appagare.
Com’eri cattolico, don Gianni, e com’era bello il mare di Genova dalla tua finestra di Carignano."
( Il Foglio; sabato 9 maggio 2009)
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