venerdì, maggio 22, 2009

Quella Roma onde Cristo è romano

L'Alemanno primo cittadino capitolino si è rallegrato della congiuntura temporale in cui si è svolta la propria visita ufficiale a Gerusalemme dal 17 al 20 maggio 2009, subito dopo la partenza del "Papa tedesco", quasi a rimarcare i felici e fraterni e profondissimi legami che intercorrono tra la Roma sia religiosa sia civile con quella "Città Santa" che, a differenza della città dei papi, non trova la "conciliazione" tra la propria configurazione politica e la propria peculiarissima vocazione religiosa.

Lunedì 18 maggio il Sindaco di Roma Gianni Alemanno al fianco del sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha presenziato alla cerimonia di intitolazione alla Città Eterna della piazza antistante la sinagoga frequentata dagli ebrei di origine italiana, in un quartiere relativamente nuovo della Gerusalemme ebraica. E mentre una cantante israeliana deliziava l'uditorio con l'esecuzione di "Roma Capoccia" (der monno infame), il Sindaco Alemanno, quale pegno di comunione tra "Due città dalla profonda storia e dalle radici culturali e religiose come Roma e Gerusalemme [che] hanno il dovere di consolidare la loro amicizia e diventare esempio e punto di riferimento per tutti i popoli del Mediterraneo nei valori di pace e fratellanza", a nome dell'amministrazione capitolina offriva la marmorea insegna toponomastica eseguita nel medesimo stile delle targhe che si trovano nella città di Roma.
Presenti alla scopertura della targa di "Piazza Roma" l'ambasciatore italiano presso la Repubblica di Israele, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, e il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici.

A chi gli chiedeva provocatoriamente perchè non provasse imbarazzo nell'osannare il nome di Roma proprio a Gerusalemme dato che negli ultimi duemila anni da parte di Roma (pagana o cristiana) non era mai venuto nulla di buono per gli ebrei, il rabbino Di Segni ha risposto: "Forse perchè arriva sempre il momento in cui le storie si invertono e, come dicono i nostri Maestri: Proprio lei che distrusse, lei ricostruirà."

La gioiosa cerimonia è stata l'occasione propizia in cui il Sindaco di Roma ha potuto annunciare ufficialmente che il precedente 8 maggio 2009, su proposta dell'assessore alla Cultura Umberto Croppi, la Giunta capitolina aveva approvato la delibera per l'intitolazione di una piazza di Roma alla città di Gerusalemme.
Del resto un tributo di omaggio a Gerusalemme trova opportunamente concorde con la Roma civile anche la Roma cattolica poichè come infatti scriveva nel quarto secolo l'Ambrosiater: i romani ricevettero la fede in Gesù Cristo non per mezzo di convertiti provenienti da ambiente di cultura greca bensì "susceperunt fidem Christi, ritu licet iudaico"; ciò si accorda con la tradizione secondo cui il primo a predicare il cristianesimo a Roma fu san Pietro giuntovi direttamente da Gerusalemme intorno all'anno 42 dopo essere fuggito dal carcere in cui l'aveva rinchiuso il Sinedrio.

Il sito prescelto per divenire "Piazza Gerusalemme" però non è affatto una "piazza" ma trattasi del tratto finale di "via Portico d'Ottavia" che sbocca sul "Lungotevere de' Cenci" a sinistra della monumentale sinagoga, all'incrocio con la viuzza di Monte Savello: ovvero il breve e scosceso tratto di strada proprio di fronte alla chiesina di San Gregorio "alla Divina Pietà".
E del resto sfruttando la maggior larghezza di "Via Portico d'Ottavia", rispetto alle altre strette viuzze dell'antico Ghetto di Roma, solo pochi metri prima della neo-piazza gerosolimitana, una fila di grandi vasi per il decoro urbano crea artificiosamente il "Largo 16 ottobre 1943" a perpetua memoria delle vittime del vergognoso rastrellamento nazista.

Fatto salvo l'evidente difficoltà degli amministratori capitolini di modificare la toponomastica secolare di qualche piazza del centro di Roma, l'unica soluzione alla intitolazione alla città di Gerusalemme di una brutto slargo della anonima periferia romana era quello di perseguire nel più puro stile rutelliano e veltroniano: inventarsi vie e piazze delimitando artificialmente angoli del centro storico, fossero pure aiule e piazzole per la fermata dell'autobus.
Difficile per la Giunta capitolina trovare un sito da intitolare a Gerusalemme lontano dall'ombra del Tempio Maggiore e da quel Rione Sant'Angelo in Pescheria che è testimone da oltre duemila anni della presenza ebraica.

L'unica logica alternativa logistica per creare una "Piazza Gerusalemme" sarebbe potuto essere lo slargo davanti all'avveniristico museo dell' Ara Pacis, progettato dall'architetto ebreo Richard Meier: lungo quella specie di bastione ciclopico popolarmente battezzato "Muro del pianto" .

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