mercoledì, aprile 18, 2007

Munificentissimus Deus [2]



Nella sua omelia della Domenica "In Albis" Papa Benedetto XVI non ha nascosto la sua compiacenza che la messa in ringraziamento del suo ottantesimo genetliaco, e al contempo per il secondo anniversario della propria esaltazione alla Cattedra di San Pietro, sia coincisa con la festa della Divina Misericordia istituita da suo "amato predecessore" che eloquentemente alla vigilia della quale spirò santamente!

Benedetto XVI ha così potuto guardare retrospettivamente ai suoi ottan'anni di vita mondana e cristiana alla luce dei misteri pasquali: nato e battezzato il Sabato Santo ecco che al compimento dell'ottava di Pasqua di ottant'anni dopo può lucidamente -forse uno dei pochi- guardarsi indietro e scorgere chiaramente il filo ininterrotto che lo ha legato invisibilmente alla propria personale vocazione battesimale che il suo Creatore, Redentore e Santificatore gli ha consegnata il giorno del sua nascita e della sua "rinascita"( come papa Ratzinger ha definito il proprio battesimo).
Soprattutto Benedetto XVI (commentando il passo degli Atti degli Apostoli dove si parla dell'effetto miracoloso dell'ombra di San Pietro), molto pudicamente, ha espresso la propria commozione per il grande affetto e vera devozione che i fedeli nutrono verso la sua persona.
Già le sue primissime uscite pubbliche con quelle vesti troppo corte o troppo ampie che lo facevano apparire assai impacciato, amplificando tutta la mancanza di presenza scenica che invece sovrabbondava nell'amato predecessore, furono salutate da sincere manifestazioni di simpatia. Durante le sue prime vacanze in Val d'Aosta dichiarò ai giornalisti -quasi stupito- che tutti erano sempre molto gentili con lui.

I commentatori mondani che molto si stupirono delle folle che riempivano Piazza San Pietro come e più dei tempi del polacco e fotogenico predecessore; scettici di fronte al potere del carisma petrino; poterono solo ipotizzare che si trattasse dell'ultima eco della forte "personalizzazione" e "spettacolarizzazione" che Papa Woytjla aveva dato dell'ufficio papale e che, nel breve volgere di tempo, l'entusiasmo popolare intorno alla persona del papa si sarebbe raffreddato come per osmosi con la teutonica indole del nuovo eletto.

Come sempre si son fatti i paragoni col predecessore dicendo che l'uno era più amato dai fedeli e l'altro più stimato, l'uno più osannato l'altro più ascoltato, etc... e si giunge al punto che il "divinus" Magister lamenti che poca eco abbiano avuto nei mass-media le omelie papali del triduo pasquale (come se ai tempi di Giovanni Paolo II ci fosse stato da parte dei mass-media il minimo interesse per ciò che il papa dicesse o meno alla Messa Crismale!)

Anche i giornalisti sono rimasti piacevolmente colpiti dall'operato di Benedetto XVI nei primi due anni di pontificato, soprattutto perché non si è verificata nessuna delle loro apocalittiche previsioni di un papa sempre arcigno pronto a scomunicare tutto e tutti e sempre chiuso nel suo studio a scrivere encicliche e lettere dogmatiche su ogni argomento possibile dello scibile umano; Joseph Ratzinger si è dimostrato, invece, essere l'uomo mite e ragionevole che è sempre stato! Molto diverso da come veniva dipinto dai mass-media.

Comunque sia, i cattolici vedono nel Papa un forte segno della propria "identità etnica sui generis" (come l'ebbe a definire Paolo VI), e segnatamente in papa Benedetto, soprattutto in questo Mondo Occidentale trasmutato in realtà virtuale dove tutto è aleatorio, dove ogni emozione e travolge e sballotta, trovano innanzitutto la sicurezza di aver a che fare con un uomo che per quasi ottant'anni prima dell'elezione non ha cercando mai di compiacere i mass-media. Benedetto XVI non ha mai cercato di imitare lo stile woytiliano né prima né dopo l'elezione a papa e di questo tutti gli rendono merito.

Dal punto di vista mediatico il successo di Benedetto XVI presso i fedeli (che al contempo sono telespettatori) può essere spiegato proprio dalla sua mancanza di fotogenìa e di telegenìa. Cioè: l'evidenza del fatto che Benedetto XVI non si mostri per piacere ai fruitori della sua immagine, oltre evidentemente a far si che si concentri l'attenzione sulle sue parole, produce un senso di profonda fiducia verso chi si è sempre dimostrato un "profano" dello sfruttamento dei Media ma si presenta rivestito dell'autorità intellettuale (oltre che spirituale) d'una millenaria sapienza cristiana (e di cui i suoi abiti così platealmente di foggia "passatista" sono la cartina di Tornasole).
In fondo questa "popolare" gioiosa fiducia nella saggezza, mitezza e senso della misura di



Gli ottant'anni di Papa Ratzinger sono stati in vario modo l'occasione per i fedeli di manifestargli affetto e vicinanza.E siccome viviamo nel secolo XXI le manifestazioni di "devozione" ad un romano pontefice "intellettuale" sono sempre smaccatamente segnati dal gusto popolare come ai tempi del "popolare" Giovanni Paolo II. Oltre alle cartoline di auguri stampate dalle edizioni paoline da spedire all'appartamento pontificio e alle e-mail da inviare al sito internet vaticano, sono giunti in Vaticano i presenti più impensabili come l'enorme orso di peluche che molto ha divertito il sedici volte Benedetto (e subito inviato al Bambin Gesù per la gioia dei piccoli degenti), o la mastodontica torta al cioccolato a forma di basilica di San Pietro donata dai pasticceri salernitani che è stata servita nell' "Incontro conviviale con i membri del collegio cardinalizio" nella Sala Ducale alle ore 13 di lunedì 16 aprile.

Nella mattinata il l Santo Padre aveva ricevuto le loro eccellenze: il Signor Edmund Stoiber, Ministro Presidente della Baviera con la Consorte e il Signor Peter Harry Carstensen, Ministro Presidente del Land Schleswig-Holstein.

Oltre alle personalità politiche bavaresi è stata graditissima la visita dell'inviato personale del Patriarca Ecumenico nella persona di Sua Eminenza Ioannis Zizioulas, Metropolita di Pergamo il quale, dopo aver presenziato il giorno prima alla messa in piazza san Pietro, ha portato gli auguri di Bartolomeo I assieme all'invito a recarsi insieme a Ravenna il prossimo ottobre all'inaugurazione dei lavori della commissione internazionale per il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi.
«Abbiamo rivolto al Papa l’invito e ho l’impressione che abbia accettato» ha dichiarato il Metropolita di Pergano (mentre una tale ipotesi era stata pubblicamente ed ampiamente deprecata dal patriarcato di Mosca).

Poi nella Sala Clementina, il Papa ha inoltre ricevuto il proprio successore quale arcivescovo di Monaco e Frisinga, l'Eminentissimo Friedrich Wetter, assieme ad una delegazione del clero della "sua" arcidiocesi cosicché ha lasciato libero sfogo ai sentimenti prodotti da queste visite di cortesia in occasione del proprio genetliaco: "Questa mattina ho avuto due colloqui incoraggianti: uno con il Ministro Presidente bavarese e l’altro con il Ministro Presidente dello Schleswig-Holstein che, pur partendo da ambienti e da temperamenti notevolmente diversi, hanno però manifestato ambedue questa certezza interiore che la fede apra un futuro e che in questo momento dell’incontro delle culture, ma anche dell’incombente conflitto tra le culture, sia importantissimo che la forza interiore, pacificatrice e risanatrice della fede cristiana rimanga viva nel nostro popolo influenzando così come forza del bene il futuro.

E c’era ancora un altro incontro buono stamattina: quello con il metropolita Ioannis Zizioulas di Pergamo, inviato del Patriarca di Costantinopoli, uno dei grandi sostenitori del dialogo cattolico-ortodosso. Egli è sorretto da una profonda convinzione interiore, che cioè l’incontro tra Roma e l’Ortodossia sia di importanza fondamentale per il continente europeo e per il futuro della storia universale e che dobbiamo fare ogni sforzo possibile, affinché questo incontro conduca veramente alla comunione fraterna e da essa nasca poi la benedizione della comunione della fede: la benedizione perché l’umanità possa vedere che siamo "uno" e in base a ciò credere in Cristo. – Penso che sia questa la missione di tutti noi: impegnarci – ciascuno nel suo ruolo – affinché la forza della fede diventi operativa in questo mondo, efficace come gioia, come fiducia, come dono in questo momento.

Grazie ancora per l’incontro a Monaco e per l’incontro in questo momento. Preghiamo insieme che il Signore ci aiuti a fare, ciascuno di noi, la cosa giusta e che così la nostra storia sia benedetta. Un grazie di cuore a tutti, e salutatemi la Baviera!"


Poi il sedici volte Benedetto recatosi a pranzo con i circa sessanta cardinali presenti nella Sala Ducale ha nuovamente ricevuto gli auguri del Cardinale Decano.
Dai Cardinali per regalo il Papa ha chiesto e ricevuto denaro (per la precisione: 100.000 Euro) da utilizzare per opere di bene. Il Cardinal Decano, consegnandogli il denaro gli ha chiesto “se possibile, di tenere presenti le gravi necessità dei cristiani in Terra Santa”.

Altro dono assi apprezzato, ricevuto dalla sua Germania, è stato il concerto di musica classica dell'orchestra radiofonica di Stoccarda che nell'Aula Paolo VI, nel pomeriggio, ha allietato le orecchie del pontefice pianista con musiche di Mozart, Gabrieli e Dvorak.
Il fratello maggiore Georg Ratzinger sacerdote e musicista gli ha donato un piviale quale simbolo dell'affetto che, andando oltre i naturali legami di sangue, li unisce nel servizio e nell'amore per Dio

Anche i dipendenti dello Stato della Città del Vaticano -com'è tradizione- hanno potuto fare esperienza tangibile dell'abbondanza delle misericordie divine per mezzo del suo Vicario in Terra poichè in occasione della felice data ha decretato che ricevessero, oltre al loro normale stipendio, 500 euro "una tantum" (Tantum Ergo!).

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