venerdì, giugno 29, 2007

Accipe Thiaram tribus Coronis ornatam!


In solemnitate Sanctorum Petri et Pauli, anno bismillesimo septimo sono andato a consultare Wikipedia alla voce "Tiara papale" dove si afferma che:
"In occasione della festività di San Pietro e Paolo, il 29 giugno di ogni anno, si usava rivestire della tiara e dei paramenti pontificali la famosa statua bronzea di San Pietro nella Basilica di San Pietro per onorare l'Apostolo di cui i papi si dichiarano successori. Questa usanza è stata abbandonata nel 2006."
Probabilmente quando tornerò sul sito dell'enciclopedia telematica qualche zelante avrà già apportato le dovute correzioni poiche in data 29 giugno 2007 la bronzea statua di san Pietro -universalmente nota per aver i piedi consumati dai baci dei fedeli- indossa come consuetudine il grosso e prezioso triregno solitamente esposto nel "Museo del Tesoro" della Sagrestia della Basilica Vaticana.

L'usanza è stata ripresa quindi? Noi ci domandiamo.
Il problema non ha facile risoluzione poichè mai nessuno aveva dichiarato "papale-papale" l'intenzione di non più coronare il simulacro dell'Apostolo Pietro attribuito ad Arnolfo di Cambio nella solennità liturgica di San Pietro, anzi sarebbe meglio dire nelle solennità liturgiche di San Pietro: il 29 giugno data della commemorazione del martirio ed il 22 febbraio nella commemorazione della "Cattedra di san Pietro".
Tradizionalmente, infatti, in tali date la bronzea statua raffigurante San Pietro in trono, benedice mentre nella sinistra stringe saldamenti al petto le chiavi del Regno dei Cieli, viene vestita con un bianco camice ricamato sul quale è una stola rossa damascata in oro, della medesima preziosa stoffa è l'ampio piviale chiuso sul petto da un spilla "il razionale" di foggia esuberantemente barocca.
In questo preziosissimo guardaroba pontificale non può mancare al collo della bronzea statua una catena d'oro da cui pende una croce pettorale tempestata di diamanti ed un vistoso anello all'indice della negra mano benedicente. Sul capo viene posto un triregno di argento massiccio decorato con perle e pietre preziose.
Or bene, nella festa dei Santi Apostoli patroni dell'Urbe del 2006 la statua venne rivestita come descritto eccetto che per il triregno.
Il fatto, assai marginale in vero, ha fatto ipotezzare che si trattasse del segnale -seppur folkloristico- del più profondo e generale ripensamento del ruolo "più evangelico" del papato romano seguito del Concilio Vaticano II ed alla fine della cosiddetta "era costantiniana". Siccome il cerimoniale pontificio non contempla più l'uso del triregno nemmeno nella cerimonia di inizio del pontificato e dato che Benedetto XVI ha financo tolto la tiara dal suo stemma sostituendolo con la mitra parebbe la conseguenza di una ferrea logica teutonica che: poichè il Romano pontefice, successore di san Pietro e sua vivente immagine nella Storia, non indossa più il triregno devesi concludere che anche tra i simboli pontificali con cui viene per devozione addobbata l'immagini di San Pietro venga abolito il Triregno.

Però ecco che nuovamente in data 22 febbraio 2007 festa della Cattedra di San Pietro la statua opera di Arnolfo di Cambio risultava rivestita di tutto punto (compreso il triregno!) mentre il 22 febbraio dell'anno precedente essa si mostrava nuda di ogni superfluo vestimento nella sua bronzea ieraticità.
Che cosa -o meglio chi- ha provocato la linea di "austerità" nelle manifestazioni di devozione verso l'effige del Pescatore di Galilea nell'anno 2006? E chi invece ha voluto che nel 2007 non solo in giugno ma persino in febbraio si tornasse alla "tradizione"? Infatti il papa è il medesimo Benedetto così come l'arciprete è il medesimo monsignor Angelo Comastri.

Fare illazioni su chi fra papa Benedetto e monsignor Comastri fu nel 2006 più austeramente motivato da ardore per una spiritualità tutta interiore, ed aliena da incrostazioni mondane, non ha molto senso dato che di contro, alla luce di ciò che è avvenuto nel 2007, al medesimo personaggio dovremmo rimproverare una sconfessione del proprio operato e -quel che è peggio!- dei proprii ideali!

Per amor di verità, spetterebbe all'Arciprete prendersi cura dei cimeli spirituali della basilica vaticana; quindi dovremmo imputare a monsignor Comastri la decisione di non addobbare baroccamente il simulacro di San Pietro.
C'è da chiedersi come mai, seppur uomo ascetico che fu amico personale e confidente di Madre Teresa di Calcutta, da arcivescovo di Loreto non ebbe nulla da ridire sulla "dalmatica" della Vergine Lauretana cioè l'abito su cui sono cucite gemme e pietre preziose che riveste la statua della Madonna -pur sapendo benissimo che la Santa Vergine nella casa di Nazaret vestiva assai modestamente-, il medesimo Comastri una volta diventato amministratore della basilica vaticana ha cominciato ad avere simili scrupoli pauperistici?
O forse che, essendo quel 22 febbraio 2006, la prima "cattedra di San Pietro" sotto il "regno" di Ratzinger (e giorno in cui il papa annunciò la sua prima infornata cardinalizia) si sia voluto, non adornando baroccamente l'effige del Principe degli Apostoli, indicare attraverso una politica dell'immagine l'ideale non di monarchia assoluta ma di servizio alla collegialità che Joseph Ratzinger ha del papato (e del proprio pontificato in particolare)? Proseguendo nel medesimo programma didattico il successivo 29 giugno decretando di non opprimene il capo bronzeo di San Pietro sotto il peso dell'argenteo triregno ma lasciando la sua testa circondata solo dal'aurea aureola simbolo della santità?
Però staremmo parlando dello stesso Benedetto XVI che poi indossa sbarazzino il medievale camauro come Giovanni XXIII e si siede con nonchalance sul barocco trono di Leone XIII!
E allora?
Forse da un lato la volontà (del papa o dell'arciprete poco importa) di innovare la simbologia petrina alla luce della sensibilità contemporanea, o forse la convinzione che dell'eliminazione di un superfluo apparato barocco nessuno si sarebbe dato pena; salvo poi, quando ci si è resi conto che in troppi se ne erano accorti e lamentati, di "soprassedere".
A me piace pensare che lo stesso sedici volte Benedetto abbia pensato bene di "soprassedere" poichè anche se una tal manifestazione di devozione barocca non è più in accordo con la sensibilità del XXI secolo essa non è nemmeno dannosa per cui bisognerà pur concordare con l'Apostolo che: "tutto concorre al bene di coloro che amano Dio".

Alla fine mi convinco che (in questa presunta occulta battaglia dei simboli) non c'è nessun retropensiero teologico ma soltanto una certa dose di sciatteria nella gestione della "Reverenda Fabbrica di San Pietro" poichè, se per la gioia dei cattolici conservatori che anelano al ritorno della messa in latino, il ritorno del folklotistico triregno in capo al simulacro di San Pietro sarebbe un buon auspicio, dall'altro lato non saprei che auspici verranno tratti dalla "abolizione" di un'altra inveterata tradizione: nell'anno di grazia 2007 non penzola sotto la loggia centrale di San Pietro la cosiddetta "rete del pescatore" cioè la decorazione floreale a forma di nassa che veniva appesa sul portale principale della facciata della basilica vaticana.
La trama s'infittisce?

1 commento:

Don Mauro ha detto...

Faccio notare che il piviale (o meglio il mantum) della statua non è più quello tradizionale, con fittissimi ricami d'oro, e che non c'è più il trono ricamato a raggiera dietro le spalle dell'Apostolo. Quale fine abbiano fatto, lo si chieda ai bene informati...