sabato, giugno 09, 2007

Historia Ecclesiastica Anglorum, V

Ovvero: come Giulio Meotti, sul Foglio di sabato 9 giugno 2007, ci dipinge lo stato attuale di quella Chiesa d'Inghilterra che venne fondata per risolvere le questioni di alcova di Enrico VIII.
Appaiono sempre più tremendamente lucide le analisi che del deplorevole stato della Chiesa d'Inghilterra - un gregge senza pastore- che ne tracciava il santo Cardinal John Henry Newman!


"Nella chiesa anglicana l’ortodossia è gay friendly, lo scisma conservatore"

In cima ai pensieri del primate anglicano Rowan Williams c’è soprattutto il sorpasso dei cattolici in Inghilterra.
A fermare l’emorragia ci aveva provato il reverendo gay friendly Robert Runcie, che ha una moglie che sulla Bbc parla spesso di sesso. Contro di lui si espose l’evangelico George Carey.
Gli anglicani oggi sono sull’orlo di uno scisma sulla questione omosessuale, a cui Time Magazine dedica la copertina con il titolo “Guerra santa”. Carey provò a placare il malumore conservatore richiamando il principe Carlo alla castità e facendo autocritica fino al punto di definire la sua chiesa “anima di una nazione atea”.
Nel 1998 a Lambeth si svolse la decennale conferenza anglicana e il risultato fu la linea dura contro l’ordinazione dei gay. Il Parlamento aveva abbassato a sedici anni l’età in cui vengono considerati leciti gli atti omosessuali e alcuni vescovi si dimostrarono molto concilianti.
Cinque anni dopo la guida degli anglicani episcopaliani Katharine Schori, la prima donna a capo di un ramo della chiesa in cinque secoli, consacrò il vescovo Gene Robinson, convivente gay e divorziato e per il quale Gesù era uno che “viaggiava con un gruppo di uomini”. Schori parlò anche di “madre Gesù”.

Williams non ha mai fatto mistero di aver ordinato sacerdoti gay e nel 1989 predicava la necessità di “allontanarsi dall’idea che il sesso riproduttivo sia una norma”. I vescovi conservatori non hanno mai digerito il suo savoir fair di hippy scozzese.
A Time, Williams dice ora che la chiesa non è mai stata così “fragile e vulnerabile”. La sua leadership non si estende oltre le province “bianche” perché nel conservatore Global South regna il primate nigeriano Peter Akinola, che parla del “vizio liberal” di considerare “la propria agenda più importante dell’obbedienza alla parola di Dio”. Negli anni 70 c’erano 5 milioni di anglicani in Nigeria e 16 diocesi. Oggi sono 18 milioni e 80 diocesi. Nei paesi “bianchi” sono fermi a tre milioni.

I leader anglicani emergenti in Inghilterra sono l’ugandese John Sentamu, arcivescovo di York, e il pakistano Michael Nazir Ali, arcivescovo di Rochester. Contro i predicatori islamisti Sentamu ha detto: “Non importa quale Dio adori, se ti manda a uccidere della gente mi chiedo: che genere di Dio è questo?”.
Nel dicembre scorso sette parrocchie in Virginia, contrarie alla nomina di Robinson, abbandonarono gli episcopaliani per seguire Akinola, il quale ha detto: “In Nigeria obbediamo alla Scrittura, sia conveniente o meno. Non è negoziabile”.

Secondo lo studioso Philip Jenkins è la marcia dell’islam a determinare il giudizio sull’omosessualità: “I musulmani convertono dicendo che l’occidente è sessualmente irresponsabile. Se la chiesa anglicana accetta i vescovi gay, i musulmani guadagnano terreno in Africa. Akinola sa che sotto attacco è l’esistenza della cristianità, l’equilibrio fra islam e cristianesimo”.
Nei giorni scorsi c’è stato un altro scandalo. Una collaboratrice di Williams, il reverendo Emma Loveridge, ha annunciato di essere incinta. Il problema è che non è neanche sposata.

Il prossimo anno a Lambeth si terrà un’altra conferenza. Williams non ha invitato né Robinson né il conservatore della Virginia, Martyn Minns, nominatoda Akinola. Si parla di una punizione per lo scisma: “Il mio nome è sinonimo di dissenso” aveva detto Minns. “Se la chiesa non evangelizza è morta” ripete Akinola. Il contrario di Williams, che ieri si incatenava alle basi dell’esercito americano e oggi allo spirito del tempo, mentre la maggioranza di fedeli conservatori va dalla parte opposta.
Quando Williams avallò la legge inglese sui gay, Akinola abrogò dallo statuto nigeriano la frase “in comunione con Canterbury”. “Se vogliono creare una nuova religione, good luck”.

Gli anglicani si sono divisi su tutto: sacerdozio, gay, aborto, islam, Israele, dialogo con i cattolici e dogmi. E’ come se lo scisma si fosse consumato e si trattasse di formalizzarlo. Basta pensare alle reazioni sulle caricature di Maometto. A Time, Williams ripete che bisogna capire la risposta di un “membro di una comunità musulmana isolata”. Quando in Nigeria i soggetti in questione passarono a bruciare le chiese, Akinola parlò un’altra lingua: “Ai fratelli musulmani diciamo che non hanno il monopolio della violenza”.

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